SLURP! Lo spettacolo teatrale di Marco Travaglio contro i lecchini della stampa

SLURP Travaglio

SLURP: un excursus sulla stampa “di corte” italiana, quella che non ha mai perso occasione di mitizzare senza ritegno i politici al potere, anche al costo dell’incoerenza.

Si parte dal Ventennio fascista per arrivare all’attualità renziana. Due periodi molto diversi ma con un tratto fondamentale comune: una stampa servile nei confronti del governo in carica, nel primo caso perché obbligata, nel secondo a favore del proprio tornaconto. È sempre stato così, fin dagli inizi: la stampa, per proteggere il proprio diritto di esistenza, ha spesso e volentieri rinunciato alla propria libertà e all’autocritica per buttarsi sul genere della lode cieca e spasmodica. E quando anche l’Agenzia Ansa non rinuncia a decantare le doti sportive del Presidente del Consiglio, significa che la tendenza è largamente condivisa.

Durante lo spettacolo, Travaglio conduce il suo commento a proposito della Stampa asservita italiana su una scenografia molto spoglia: solo una scrivania come decoro e uno schermo su cui proiettare articoli e volti. I suoi commenti caustici si alternano alle letture degli articoli della brava Giorgia Salari: con tono di voce esaltato ed esaltante, o, quando è il caso, quasi commosso, l’attrice legge gli articoli di quei giornalisti come Vespa e Ferrara che non hanno mai perso l’occasione di tessere lodi esasperate dei protagonisti politici di turno. Loro sono stati capaci di confondere costantemente e incredibilmente l’ammirazione con il servilismo.

Voi direte: va bé, ma parlare di Vespa e Ferrara è come sparare sulla croce rossa. È vero, ma leggerli va sempre bene per fare due risate. Tuttavia, ci sono anche alcuni insospettabili che a volte cambiano campo, come ad esempio Feltri con i suoi elogi a Di Pietro. Nonché il racconto di una delle ultime vicende più grottesche del nostro Ministero dei Beni culturali, che ai tempi di Bondi si preoccupava di assegnare premi inesistenti a registi sconosciuti per fare un favore al Premier.

Lo spettacolo è molto piacevole e leggero, in certi punti prevedibile, ma anche per questo divertente. Molte cose le sappiamo già, ma è bello trovarsi insieme per esorcizzarle e riderci su. È comunque anche un bell’esercizio di critica, che ogni buon lettore dovrebbe essere in grado di svolgere. Come al solito, Travaglio non si risparmia, e la sua performance dura quasi tre ore (2h45). Alla fine, c’è anche l’assegnazione di una sorta di Palma della Leccata, ovvero il premio per i migliori giornalisti lecchini fino ad oggi. A chiudere il tutto, applausi disincantati per un paese tragicomico soddisfatto nelle proprie ipocrisie.

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